Marianna Creti de Rocchis (1822-1890)
Giovanni Caramiello (1838-1938)
Antonio Zamara (1829-1901)
Parafrasi Verdiane per duo d'arpe
Grazie all’enorme successo popolare che ebbe il melodramma, nacque la tradizione di ridurre le arie più conosciute ed amate dal pubblico per organici ridotti: si sentiva l’esigenza di riprodurre con uno o due strumenti la stessa magia del teatro, dai borghesi salotti dell’epoca, agli organetti popolari da strada. Di pari passo con il consolidamento del ruolo dell’arpa in orchestra, che iniziava ad avere affidati passaggi di sempre maggiore responsabilità, dai primi anni dell’800 tutti i maggiori compositori la inserirono in organico, lasciandola completamente solista nell’accompagnare la voce o altri strumenti melodici. Questo «retaggio da palcoscenico» agevolò l’approdare dell’arpa anche nella musica definita ‘da salotto’: l’entusiasmo per le opere di Verdi fu talmente forte, da incentivare moltissimi musicisti a comporre fantasie, potpourri, divertimenti sui temi delle arie più celebri e amate. Una parte importante del repertorio arpistico dell’800 è infatti costituita da brani di questo genere, che sono rimasti come pietre miliari nella storia dello strumento.