Antonio Vivaldi (1678-1741)
Juditha Triumphans
Oratorio per soli, coro e orchestra
RV 644
Oratorio per soli, coro e orchestra
RV 644
Scritto quando la minaccia d'una capitolazione veneziana era ancora incombente, l'oratorio fu eseguito invece nel sollievo e nell'euforia dello scampato pericolo: Venezia in verità, più che vincere e riguadagnare i dominî perduti, aveva semplicemente evitato di perdere anche Corfù, ma questo bastava ai veneziani per riconquistare la fiducia nella loro Dominante e per bearsi d'una gloria ormai effimera. Una fortuita circostanza volle che, in quegli anni, il Maestro de’ Concerti della Pietà Vivaldi venisse anche incaricato, durante la vacanza della cattedra del Maestro di Coro tra la defezione di Gasparini (1713) e la nomina di Pietra Grua (1719), di comporre la musica sacra per l’uso dell'Istituto; spettò dunque a Vivaldi il compito di celebrare in musica il trionfo di Venezia. Conservatrice e avanguardistica allo stesso tempo, la Pietà insegnava e praticava gli strumenti più desueti e più nuovi che ci fossero: è questa la ragione per cui troviamo, nella variatissima orchestra della Juditha, il neonato clarinetto vicino alle ormai obsolete viole da gamba (Viole all'Inglese) o la viola d'amore a fianco del raro chalumeau. Per esprimere in musica la magnificenza dell'evento celebrativo Vivaldi volle impiegare tutte le tinte della straordinaria tavolozza timbrica che gli offriva la Pietà: flauti dritti, oboi, clarinetti, chalumeau, trombe, timpani, organo, mandolino, viola d'amore, quattro tiorbe, cinque viole da gamba, archi, oltre alle cinque soliste ed al coro. Dei quattro oratorî che sappiamo aver scritto Vivaldi, Juditha è l'unico giunto fino a noi; non possiamo ad esempio sapere se il Moyses Deus Pharaonis, rappresentato alla Pietà nel 1714, prevedesse un organico altrettanto versicolore.