SGAMBATI GIOVANNI
A giudicare dall’aspetto esteriore, dalla compostezza dei modi e dei gesti, dal parlare lento e flemmatico, Giovanni Sgambati poteva sembrare un inglese: e in realtà, qualche cosa egli aveva preso dalla madre sua (… ).
Ma bastava che lo Sgambati si mettesse al pianoforte per riconoscere in lui l’italiano (…).
Possedeva, oltre a una tecnica impeccabile per sicurezza e chiarezza anche nei passi più complicati e difficili, un tocco veramente unico per la squisita dolcezza, un’arte sovrana nell’impiego dei pedali e un eletto buon gusto interpretativo”.
Il recupero dei valori della tradizione strumentale era sentito da Sgambati come una missione da assolvere in tutti i suoi aspetti e senza alcuna deroga: infatti non scrisse mai opere nonostante Wagner lo esortasse a musicare il Nerone di Cossa.
Se infatti il merito di aver portato un contributo decisivo in Italia alla riaffermazione dei valori della musica pura, mediante un ritorno alle forme del ‘600 e ‘700, prendendo le distanze dal gusto dominante tutto incentrato sull’opera, va attribuito alla cosiddetta “generazione dell’ottanta” di Casella, Pizzetti e Malipiero, non bisogna però tralasciare gli sforzi compiuti dalla precedente generazione nella seconda metà dell’Ottocento, utili a determinare il reale punto di partenza del processo di rinnovamento della musica strumentale.
Sgambati, primo tra tutti, seguito da Giuseppe Martucci, e Marco Enrico Bossi, fu il promotore di questa tendenza rinnovatrice di fine secolo, anche se i modelli da loro perseguiti vanno ricercati per lo più tra i sinfonisti tedeschi.
Ciò ha spesso causato forti polemiche, ma la ragione di ciò va attribuita alla mancanza di continuità della tradizione strumentale italiana.
Oltretutto, al di là dei valori musicali, nessun critico ha mai sollevato obiezioni al fatto che i grandi compositori tedeschi, da Mozart sino al primo Wagner, abbiano dato forma alle loro opere sulla base della solida tradizione operistica italiana.
Senza considerare poi che le opere di Sgambati e Martucci possiedono una loro precisa originalità in quanto in queste forme mutuate dalla tradizione tedesca innestavano un elemento melodico tipicamente italiano.
Tracklist
Sgambati, Giovanni
2 Studi da Concerto (2 Concert Etudes) in Op. 10
1 - No. 1. Tranquillo (4:28)
2 - No. 2. Agitato (6:45)
Prudent, Emile
Introduction et etude brillante in F Minor, Op. 41, "Reveil des Fees" (arr. G. Sgambati)
3 - Introduction et etude brillante in F Minor, Op. 41, "Reveil des Fees" (arr. G. Sgambati) (5:03)
Sgambati, Giovanni
Musica per concorso di pianoforte
4 - No. 1. Andantino con moto (2:26)
5 - No. 2. Allegretto (2:15)
3 Impromptus, Op. 29, Series 1
6 - No. 1. Allegretto (4:20)
7 - No. 2. Allegro moderato (3:17)
8 - No. 3. Allegretto grazioso (4:22)
3 Impromptus, Op. 29, Series 2
9 - No. 1. Animato allegramente (5:31)
10 - No. 2. Andantino (2:52)
11 - No. 3. Allegro appassionato ma non troppo mosso (4:54)
Rapsodia for Piano
12 - Rapsodia for Piano (fragment) (2:49)
Improvvisando for Piano
13 - Improvvisando for Piano (fragment) (6:37)
Allegro vivace for Piano
14 - Allegro vivace for Piano (fragment) (2:36)
L' Emir de Bengador, "Romance de Mme la Psse Lise Troubetzkoi"
15 - L' Emir de Bengador, "Romance de Mme la Psse Lise Troubetzkoi" (2:53)
Noel
16 - Noel (4:14)
- Compositore: SGAMBATI GIOVANNI
- Esecutori: Francesco Caramiello, pianoforte
- Periodo storico: Romanticismo
- Codice: TC 841904
- Edizione: FEBBRAIO 2006
- Barcode: 8007194103588
- Set: 1
- Numero tracce: 16
- Durata totale: 01:06:42